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Perché scegliere la detrazione invece che lo sconto in fattura?

Perché scegliere la detrazione invece che lo sconto in fattura

Negli ultimi anni, da quando è stata introdotta la novità dal punto di vista legislativo di trasformare la detrazione dei bonus edilizi in sconto in fattura, il mercato è stato rivoluzionato.

Una rivoluzione che nel breve termine ha portato benefici a privati ed imprese e che sicuramente è stata una mossa azzeccata in un periodo particolare ma che, nel 2023, non è più così utile anzi diventa controproducente.

I pro dello sconto in fattura sono evidenti ma…i contro?

Se la scelta fosse immediata e secca è evidente che per molti dire “sconto in fattura” sarebbe la prima risposta.

L’idea di avere uno sconto immediato su lavori edilizi è sicuramente allettante e psicologicamente sembra avere un peso maggiore rispetto a recuperare la spesa annualmente pagando meno tasse. Soprattutto se il cliente ha un reddito medio-basso e che quindi non sente di pagare molte tasse.

Matematicamente il ragionamento cambia: risparmiare 50.000 euro subito o pagare 10.000 di tasse in meno per i prossimi 5 anni è la stessa cosa.

E se a livello di numeri la prospettiva inizia a mutare, dal punto di vista pratico si stravolge.

Non è tutto oro quello che luccica…

Abbiamo visto negli ultimi anni continui cambiamenti di marcia, annunci, deroghe, proroghe, aperture, chiusure, requisiti che cambiavano in corso d’opera…insomma lo sconto in fattura già nel 2023 nell’ecobonus 50% / 65% rischia di diventare un problema sia per aziende che committenti.

Ecco una serie di problemi che ci possiamo trovare ad affrontare se, in caso di bonus edilizi o ecobonus scegliamo lo sconto in fattura:

1. Maggiore importo per lo stesso lavoro

Come già spiegato prima, l’impresa che vi applica lo sconto in fattura, riceverà da voi il saldo della fattura: una parte pagata con bonifico e l’altra parte tramite i crediti fiscali.

Il problema è che molte imprese non hanno bisogno di tutti questi crediti fiscali e quindi li rivendono agli istituti bancari, che però prendono un 25% di commissione dello sconto effettuato, importo che ovviamente si ritrova nel preventivo finale per il cliente, altrimenti l’azienda non riuscirebbe a lavorare con un 25% in meno.

Quindi, per fare un esempio un preventivo di 10.000 euro, con lo sconto in fattura diventa 12.500 e se vi spettasse un ecobonus del 50% l’esborso finale sarebbe di circa 7-8.000 €.

Nella pratica quindi, lo sconto in fattura non è più un 50%, ma si attesta circa ad un 25%.

Optando per la detrazione questo surplus non c’è, perché non ci sono le commissioni bancarie di mezzo e si può detrarre l’intero importo spettante.

2. Tempi molto lunghi

Se scegliessimo lo sconto in fattura significa che sarà l’azienda a fare uno sconto al committente, acquisendo il credito del bonus per pagare meno tasse. Visti i cambiamenti normativi continui, molte aziende mettono in standby i lavori con sconto in fattura o cessione del credito, allungando i tempi di attesa per il committente. Soprattutto in quei casi in cui l’azienda non acquisisce il credito per sé stessa ma lo cede ad un istituto finanziario, procedimento ancora più lungo e complesso.

3. Dover pagare di tasca propria

Se per qualsiasi motivo, errore tuo, errore dei tecnici, errore delle Istituzioni, viene realizzato un lavoro ma non riesci a produrre la necessaria documentazione in tempo, l’azienda ti chiederà di versare l’intera somma. La stessa cosa può accadere se ci sono irregolarità nei lavori, l’Agenzia delle Entrate può chiedere la restituzione del credito fiscale.

Quindi: problemi di tempo, grattacapi ma anche rischi finanziari importanti.

Con la detrazione questo non accade: le pratiche sono molto più snelle, proprio perché il credito fiscale non riguarda l’azienda che realizza i lavori, che viene pagata dal cliente direttamente. Il bonus, quindi, è gestito in modo più lineare: non è più un rapporto a più passaggi con diverse parti, il committente, l’Agenzia delle Entrate, l’azienda e di nuovo l’Agenzia delle Entrate e magari introducendo anche la banca, in caso la ditta volesse cedere il credito. Si riduce solamente a chi ottiene il credito di imposta, il committente, e l’Agenzia che permette di detrarre le somme relative al bonus dalle tasse, spalmate su 5/10 anni.

Un modo molto più semplice, che richiede passaggi più brevi, meno burocrazia e con rischi minori per entrambe le parti.