Con ecobonus e superbonus uno dei temi di cui si parla di più ultimamente è quello del cappotto termico, considerato, a ragione, l’intervento trainante più importante per l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano.
Bonus a parte però, bisogna fare chiarezza sul cappotto e su cosa bisogna sapere.
La parola cappotto ovviamente è abbastanza chiara: come le persone si mettono il cappotto con il freddo prima di uscire per mantenersi caldi, così facciamo con gli edifici.
I tipi di cappotto però possono essere diversi.
C’è il cappotto esterno, che ricopre i muri esterni con materiali che riducono lo scambio termico. C’è il cappotto interno, che si applica direttamente sui muri interni.
Esiste un’altro tipo di isolamento, che viene spesso confuso con il cappotto interno ed è in realtà la coibentazione dell’intercapedine tra i muri esterni. Moltissimi edifici italiani (si stima che quasi la metà) sono infatti costruiti con una tecnica per la quale i muri esterni in realtà sono percorsi da una cavità. L’idea era quella di evitare infiltrazioni d’acqua piovana ed umidità, creando un’intercapedine vuota tra il muro a contatto con l’esterno e quello all’interno della casa. Le intercapedini in teoria dovevano essere molto contenute ma nel tempo si è arrivati ad edifici con intercapedini larghe anche 20 e più centimetri.
Questo sistema crea una circolazione d’aria all’interno dell’intercapedine: più è larga più lo spazio vuoto nell’aria diventa una vera e propria galleria del vento, dove lo scambio di diverse temperature (il muro a contatto con l’interno e quello a contatto con l’esterno) creano dei moti convettivi che disperdono il calore.
Le soluzioni migliori
Al netto dei materiali usati (ormai esistono decine di materiali di varia origine per realizzare cappotti e coibentazioni) la soluzione migliore è il cappotto esterno.
Un cappotto esterno ben realizzato permette di isolare l’interno dalla temperatura esterna mantenendo il comfort termico desiderato, sia quando si riscalda d’inverno, sia quando si raffredda d’estate.
Il cappotto interno è una soluzione ottimale quando ci si trova impossibilitati a realizzare lavori all’esterno (come quando si vive in un condominio). Non una soluzione perfetta perchè all’interno la conformazione di muri, pilastri e altre strutture può creare di punti in cui il cappotto non è uniforme (ponti termici) causando aree di dispersione. Sicuramente un cappotto interno migliora comunque la situazione, rappresentando un sostanziale cambiamento in meglio nelle stanze più fredde, però non è il top anche perché può causare problemi di condensa di umidità nei muri.
L’isolamento dell’intercapedine è anche questa una soluzione che non è certamente migliore di un cappotto esterno, ma è valida quando non è possibile questa soluzione ed è meno soggetta a condensa del cappotto interno.
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